“Non arriverà mai in Italia” questo è stato il pensiero di tutti quando per la prima volta al telegiornale si è parlato del Coronavirus. Ci si convince sempre che le cose brutte che si sentono in televisione sono lontane da noi e invece non è così.
Da quasi un mese le scuole sono chiuse, i bar e i ristoranti all’inizio vuoti adesso chiusi, le strade deserte e chi esce di casa lo fa solo per andare a lavorare o per prendere lo stretto necessario. Si ha paura. Si ha paura dei numeri dei contagiati, dell’aumento dei morti e dei pochi pazienti che sono guariti. Si ha talmente paura che la gente scappa, la gente ha preso il treno ed è scappata al sud. La gente ha talmente paura che non è riuscita a fermarsi un attimo, a ragionare lucidamente e a farsi questa semplice domanda: “e se fossi positivo al virus?” La risposta è semplice: “se tu, persona che stai scappando per andare dalla tua famiglia, fossi positivo faresti soltanto del male a loro!”
Gli ospedali sono pieni, le infermiere e i dottori vivono lì ormai, non c’è posto per tutti, la situazione è grave ed è palese tutto ciò. Eppure c’è ancora gente che non ha ben chiara la situazione. C’è ancora gente che pensa sia un’esagerazione, una cosa che prima o poi passerà, ma in questo momento sembra più un poi che un prima.
Da quasi un mese le scuole sono chiuse, siamo a metà marzo, le scuole dovrebbero riaprire ad aprile, dovrebbero! Viene usato il condizionale perché non è sicuro. La domanda sorge spontanea: se non dovessero riaprire? Cosa succederebbe? Si perderebbe l’anno? Come funziona per chi ha la maturità e gli esami di terza media?
Non bastano queste domande senza risposta a capire la gravità della cosa? A quanto pare non per tutti.
C’è anche chi è costretto a uscire per andare a lavorare, magari senza le protezioni giuste, ciò vuol dire mettere a rischio non solo se stessi ma gli altri componenti della famiglia.
Non si è immuni a nulla. Tutto può succedere a tutti. Ci disperiamo per cose talmente stupide e nel momento in cui c’è qualcosa di veramente serio da affrontare noi ne sottovalutiamo la gravità.
Eppure mai come in questo momento in Italia si è capito il significato di sostenersi e di essere uniti. L’hanno capito le persone che si affacciano a cantare dal balcone, i ragazzi che si offrono di aiutare le persone più anziane che sono sole in questo momento, tutti coloro che fanno ironia su questa situazione, facendo video divertenti, e coloro che ogni sera in balcone accendono una luce o una candela come segno di speranza.
Miriam Chiarella 4AFM2
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