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Riflessioni

Immagine del redattore: La RedazioneLa Redazione

Delle riflessioni sulla condizione attuale, sulla vita delle persone in quarantena. Un’analisi anche sulla loro vita passata alla luce di ciò che si sta provando ora e una descrizione dei possibili scenari futuri rispetto alle attuali aspettative.



24/03/2020

Per molte persone oggi dovrebbe essere un giorno come gli altri: alla mattina sveglia, si va al lavoro o a scuola e poi la sera si torna a casa; come se non fosse cambiato nulla, forse solo una mascherina sul volto per coprirlo; ma la verità è un’altra: che siamo tutti in quarantena.


Nessuno se lo sarebbe mai aspettato, guardavamo alla Cina e i suoi problemi dall’alto verso il basso, come se ci sentissimo invulnerabili e che niente di tutto ciò sarebbe mai arrivato da noi in Italia. E ora eccoci qui, Marzo 2020, l’Italia è nel pieno della quarantena e un virus ci ha investiti in pieno; le terapie intensive di tutta l’Italia sono stracolme di persone che sono ridotte in fin di vita e che per colpa del virus non riescono a respirare autonomamente. Con i decreti del governo siamo tutti costretti a restare a casa e a lavorare (col cosiddetto SMART working) o studiare da casa.


Alcune persone erano già abituate da prima a questo stile di vita, per ragioni di lavoro o decisioni personali. La stragrande maggioranza di persone si trova adesso a fare i conti con questa nuova situazione. Molte in difficoltà sono le famiglie con bambini piccoli, che adesso si trovano costrette sia a badare ai loro figli tutto il giorno che a cercare di gestire il proprio lavoro a casa (per chi può). Poi ci sono gli studenti universitari, che hanno adeguato semplicemente il modo di fare lezione e quello di fare esami on-line. Il loro studio è rimasto invariato perché, sono la categoria di persone che si sa maggiormente adattare al cambiamento radicale delle loro abitudini. Infine, troviamo gli studenti degli altri ordini e gradi scolastici, che non possono più andare a scuola dal 24/02/2020.


Adesso sono essi che si devono adattare alle lezioni on-line e al non uscire più di casa. È un sacrificio che purtroppo va fatto per affrontare il coronavirus (COVID-19) che sta facendo molti morti e che sta stravolgendo completamente la nostra vita.

Ci sono state diverse epidemie durante la storia: peste, tifo, colera, vaiolo, influenza spagnola, HIV/AIDS, Sars COV-1, ed ora il coronavirus chiamato anche similmente “Sars COV-2” perché appartenente alla stessa famiglia del precedente.


All'inizio nessuno pensava che si potesse trattare di qualche cosa di così grave, forse in molti non se ne rendono conto neanche ora, e la cosa appare molto surreale, non si è totalmente consapevoli di quello che sta realmente succedendo.

Certo, stare perennemente in casa non è il massimo, ma non è un sacrificio così grande soprattutto considerando che in casa si hanno grandi possibilità di svago. Si pensi invece a tutte quelle persone che vivono da sole, o per strada, in case molto piccole o senza neanche la possibilità di stare un istante all'aria aperta. Chissà come stanno vivendo loro la quarantena.

E pensare che la primavera è alle porte e la natura torna al suo splendore, come ogni anno, anche se quest’anno non è andato tutto come si pensava. È cominciato tutto un giorno di Gennaio, quando è arrivata la notizia che un nuovo virus si stava velocemente diffondendo in Cina. Stava contagiando migliaia di persone, provocando seri problemi respiratori che possono anche condurre alla morte.

I mass media ci hanno mostrato immagini apocalittiche di città deserte, ci hanno parlato di mascherine, biocontenimento, ospedali da campo, terapie intensive. Ci hanno fornito quotidianamente il numero dei contagiati, dei morti, dei guariti, in quella che si temeva potesse diventare una pandemia.

Ma la Cina appariva lontana, molto lontana. Abbiamo ascoltato con compassione le terribili notizie che ci giungevano, ma quello era ancora lo consideravamo solo un loro problema.

Successivamente, a Febbraio, arriva improvvisamente la notizia che il nuovo coronavirus, battezzato Covid-19, contagia il primo Italiano. La notizia ha avuto l’effetto di una bomba. Improvvisamente ci siamo trovati catapultati in un incubo!

Giorno dopo giorno, anche in Italia, cominciano ad aumentare i malati. L’epidemia si diffonde sempre più velocemente. Ascoltiamo nuovi numeri: contagiati, morti; ma quelli non sono solo numeri, sono purtroppo sintomi di una battaglia che il nostro Paese ha appena cominciato.

Le scuole vengono chiuse. I giorni passano e la situazione precipita. Assistiamo impotenti ad altri contagi e morti. Gli ospedali, ci dicono, che sono allo stremo. Il governo prende provvedimenti sempre più drastici. Non basta più lavarsi spesso le mani ed evitare luoghi affollati. Vengono chiusi bar, ristoranti, negozi, bisogna stare a casa, uscire solo se indispensabile, mantenere le distanze. Così i paesi si svuotano, le città sembrano deserte. La situazione ad un certo punto sfugge di mano.

Nell’arco di 2 mesi la situazione è passata da una situazione tranquilla, che sembrava contenuta solo alla Cina, a una situazione che riguarda, non solo l’Italia ed i suoi medici e infermieri in prima linea, ma tutto il mondo.

Ad un certo punto non sembriamo più padroni di noi stessi e delle nostre azioni, ci ritroviamo come imprigionati in casa nostra, sentendoci impotenti, costretti a riguardare alla nostra vita prima dell’avvento del virus.


Prima che fosse annunciata la quarantena, gli studenti erano contenti di uscire perché sembrava che le vacanze di carnevale fossero state “allungate”; sembrava tutto molto bello: niente scuola, uscite con gli amici, stare svegli fino a tardi. Insomma, sembrava proprio un sogno; il sogno in cui forse tutti i giovani vorrebbero trovarsi, almeno così si pensava.

Purtroppo non era tutto rose e fiori, nel profondo si aveva il timore che qualcosa di grande potesse accadere e che quello fosse solo l’inizio: una volta che si è abituati alla propria vita e a tutti i suoi doveri, quando vengono a mancare gli impegni e tutto svanisce, ci si sente liberi con un senso di leggerezza immenso che ti fa sentire in grado di poter fare qualsiasi cosa tu voglia senza pensare alla vita: la scuola, lo studio, i compagni di classe, la musica, lo sport, i giochi in compagnia, gli incontri religiosi e bandistici, il sabato sera con gli amici e parenti etc.

Però, quando si è consapevoli che un domani si tornerà a svolgere tranquillamente la vita di prima è un conto; quando si è in quarantena cambia tutto e non si sa cosa riserva il futuro: non si può più fare le azioni di una volta e ci si sente impotenti, rimpiangendo le azioni del passato.

Nulla sembra più lontano ora più che mai. Nessuno poteva immaginare che saremmo rimasti senza tutte queste attività quotidiane, apparentemente normali, che una volta potevano apparire banali da svolgere, e ora che non possiamo più farle, le rimpiangiamo e sogniamo di poter tornare alla “nostra vecchia normalità” il più presto possibile.

Ma adesso esiste un’altra “normalità”, quella in cui siamo tutti a casa per fare la nostra parte allo scopo di contenere il virus, quella che deve necessariamente diventare la “nostra normalità” perché non sappiamo quando finirà tutta questa storia e quando il virus sarà debellato.

L’unica cosa nella quale dobbiamo sperare è che i nostri operatori sanitari e la protezione civile non mollino mai di fronte al nemico comune che è il virus. Sono loro gli eroi del nuovo secolo. Quelli che ogni giorno rischiano la propria vita per noi e per l’Italia, e che ogni mattina si svegliano consapevoli del rischio che corrono mettendo in conto che forse alla sera potrebbero non tornare più a casa dai loro familiari.

Oltre a loro, la routine quotidiana odierna, diventa quella di prima, ma a casa: il lavoro per gli adulti, e lo studio per gli studenti.


 

Roberto Bendinelli, Un mondo sul davanzale


Un ragazzo legge un libro sul davanzale della finestra di casa sua ed indossa una mascherina,

Questa immagine fa riflettere sulla vita in quarantena, perché nonostante la pandemia il ragazzo ha trovato un modo per godersi le giornate quotidiane, riscoprendo la gioia nelle piccole cose di tutti i giorni.


 


Per gli studenti infatti non è stato semplice a un primo impatto, mettersi a fare le video lezioni la mattina consapevoli del fatto che non si andava a scuola fisicamente.

Dopo la prima settimana di quarantena ci si abitua a questa nuova routine:

Ci si sveglia alle 8:00 del mattino, colazione, video lezioni on-line fino all’ora di pranzo. Poi si guardano i telegiornali per rimanere sempre aggiornati sulla situazione. Nel pomeriggio si studia, si fanno i compiti e/o ci si svaga in ogni modo (videogiochi, serie tv, giochi da tavolo etc.). La sera si cena e ancora si guardano i telegiornali. Infine, si guardano serie TV o film (se l’indomani c’è una verifica o un’interrogazione si studia anche la sera). Questa è la giornata tipo di uno studente delle scuole superiori.


Ripensando a quanto scritto in precedenza sulla vita prima della quarantena, può venire il dubbio che non sia effettivamente cambiato nulla nella vita di uno studente: ma non è così.

Il dover rinunciare a tutti gli svaghi e i divertimenti in compagnia è pesante per tutti, ma in particolar modo, è più pesante per gli adolescenti; questi ultimi, secondo alcuni esperti, si trovano nella fase di vita in cui dovrebbero divertirsi, crescere insieme per acquisire l’esperienza per diventare adulti, ma non possono. Quindi loro più di tutti stanno vivendo la quarantena con molta difficoltà.


Per quanto riguarda gli scenari futuri, essi appaiono incerti e poco chiari, perché potrebbe accadere di tutto. Se si seguono le direttive del governo queste incertezze potrebbero essere molto positive: per esempio, poter uscire di casa e andare a fare un aperitivo con gli amici o uscire a fare una passeggiata al parco una volta che il virus sarà contenuto.

A questo proposito interviene in aiuto la tecnologia, che ci permette di accorciare le distanze e poterci incontrare, anche se virtualmente, con i nostri amici, compagni di classe, insegnanti etc.

Questo ci permette di ipotizzare uno scenario riguardante il futuro della scuola.

Secondo alcuni insegnanti, in contatto con il Ministero dell’Istruzione, grazie ai metodi che si stanno adottando per le loro lezioni, si potrebbe (in un ipotetico caso di non rientro dalla quarantena nei tempi previsti) utilizzare la tecnologia per tenere anche esami di terza media e maturità sul modello delle università che applicano già questi metodi per i loro esami e lauree.

La rete sta permettendo anche a noi di rimanere sempre in contatto con gli altri e di condividere pensieri e spunti che sarebbero stati effettuati normalmente a scuola. Insomma, il web ci permette di “tenere in vita” le nostre abitudini precedenti all’avvento del coronavirus. In precedenza il web e i media sarebbero stati contestati (in alcuni casi) come strumento di divisione e distacco dalla realtà. Oggi sta avvenendo l’esatto contrario, il web viene usato (anche “forzatamente” in senso positivo) come strumento di unione e formazione in questo tempo di coronavirus.

Il web ha anche un’altra funzione che è quella della “velocizzazione del tempo” inteso come strumento di immaginazione per il futuro, quando non saremo più in quarantena; cioè ci aiuta a immaginare tutte quelle cose che potremmo fare una volta usciti dalla pandemia.

Questo è il miglior scenario che la tecnologia ci permette di creare tutt’oggi, sempre se si seguiranno le regole e si resterà a casa, in attesa che passi questo momento di crisi che, si spera possa essere temporaneo.


In conclusione, possiamo solo impegnarci a fare la nostra parte, anche in ricordo della nostra vita passata e in previsione degli scenari futuri che sono incerti, con l’aiuto della tecnologia restiamo a casa e confidiamo nel buon operato di coloro che in prima linea stanno affrontando il virus (sia chi come malato e quindi sofferente, sia chi operatore sanitario o volontario e quindi sta cercando di curarli i malati); consapevoli di ciò, abbiamo una speranza che potrebbe trasformarsi in una certezza, andrà tutto bene, l’Italia ce la farà.



Giovanni Bruno 5SIA



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