Se chiedete ai vostri genitori di Pietro Mennea, si emozioneranno al ricordo di un atleta che ancora brilla luminoso nel cielo italiano: "la freccia del Sud".
Pietro Mennea, un ragazzo partito dal basso, da un paesino sperduto racchiuso nel suo piccolo universo, che raggiunge la vetta del mondo e batte il record del proprio idolo.
Un ragazzo retto da una indistruttibile perseveranza e che porta dentro di sé la forza di volontà della sua gente di Barletta, il desiderio di riscatto.
Un atleta che nel mezzo della Guerra Fredda, vede la sua ultima occasione olimpica, i Giochi di Mosca, quasi sfumare a causa delle tensioni internazionali, ma tiene duro, parte dall’ottava corsia e vince l’oro olimpico.
Un uomo che prima di essere un velocista, è ispirazione pura.
Mennea ci fa riflettere su come, nonostante le difficoltà e gli ostacoli, la resilienza e la forza di volontà possano aiutare a superare i momenti duri e fragili della nostra vita.
Come i suoi quattro anni di sacrificio per giocarsi tutto su una scommessa che dura al massimo venti secondi, questi sono stati i nostri cinque anni prima di giocarci tutto nel gran finale di un importante capitolo della vita.
E ora le nostre olimpiadi, alle quali siamo qualificati per diritto, le potremo vivere “a metà”, non nella loro completezza.
Non proveremo la leggerezza nello scendere le scale del Caio per l’ultima volta, non ripasseremo le ultime cose nei caldi corridoi della scuola prima del nostro esame, non giocheremo le nostre olimpiadi con la nostra squadra.
Ma quella “metà” che vivremo, possiamo scegliere di viverla bene, al massimo, continuare a prepararci con perseveranza e avere lo stesso la nostra piccola vittoria.
In fondo anche le Olimpiadi di Mosca furono una sorta di prova“a metà”: per colpa delle circostanze Pietro non poté indossare la maglia dell' Italia, la sua terra, e non ebbe con sé i suoi compagni più cari, ma vinse e trionfò ugualmente.
Una freccia non si perde mai, è orientata, sa dove punta.
Martina Radicchio 5RIM1
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