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Lettera della Dirigente Scolastica

Lettera della Dirigente Scolastica agli studenti Rappresentanti di Istituto, a tutti gli studenti e p.c alle famiglie e ai docenti

AI TEMPI DEL COVID-19 IL CAIO PLINIO NON SI FERMA, NON PUO’ FARLO!


Cari ragazzi e care ragazze,

vi scrivo perché oggi, più che mai, ho bisogno dell'aiuto e della vostra collaborazione attiva per trasformare l'assenza e la distanza, che viviamo in questi giorni, in una forma nuova e rinnovata, di presenza, di contatto. La scuola vuota, senza la vostra “imprevedibile” (non è mai uguale anche se si ripete quotidianamente) e spesso “impegnativa” presenza, rende ancora più pesante il disagio che viviamo tutti, adulti e non adulti. Voi sapete che la scuola non ha mai cessato di essere un punto di riferimento. Io stessa, i docenti, gli assistenti amministrativi e i collaboratori scolastici, ci siamo impegnati nello sforzo comune di preparare le aule ad accogliervi quando sarà il momento (speriamo presto); nel proseguire nelle azioni amministrative di supporto necessarie e nell'attivare, con una pluralità di strumenti, il dialogo didattico ed educativo docenti - studenti. La forza per fare, contrastando anche le difficoltà, ognuno di noi l'ha trovata nella sua storia personale, nella sua formazione, nelle sue esperienze, nelle sue letture. Quando qualcosa di imprevedibile interrompe la quotidianità, la mia azione si concentra sull' individuare e ricollocare le priorità, ragionare sull'inutilità di moltissime cose a cui diamo normalmente eccessiva importanza e sulla grandezza di quelle poche che, al contrario, spesso trascuriamo o addirittura, non consideriamo per nulla. Ritrovare un po' di normalità significa anche “sostenere “, in un momento così difficile, le persone più fragili che, come sapete molto bene, non siete solo voi giovani. In ogni comunità ci sono persone in difficoltà e ristabilire alcune “regolarità”, alcune “abitudini” (anche se nuove) aiuta a riprendersi, a rinnovare il legame e la tenuta sociale della comunità. Anche per questo ho dato, con l'aiuto dei docenti, alcune indicazioni di cornice alla didattica on line, al lavoro agile dei vostri insegnanti, perché fosse chiaro a tutti un “luogo” virtuale, ma preciso, in cui ritessere la trama del dialogo tra Noi. La matematica può essere l'occasione, ma l'obiettivo è che “non dobbiamo perderci di vista”. La mia storia individuale, come quella dei vostri genitori (forse non di tutti, dipende da dove si ha avuto la fortuna di nascere), è stata quella di privilegiati che non hanno dovuto vivere la guerra, che la conoscono solo perché raccontata o studiata sui libri. Ricordo però un momento in cui ho affrontato qualcosa di molto simile a ciò che stiamo vivendo ora: l'esplosione nella centrale di Chernobyl, nella notte tra il 25 e il 26 aprile del 1986. Durante i test di sicurezza su uno dei quattro reattori che da soli producevano il 10% dell’energia elettrica dell’Ucraina qualcosa va storto. È il reattore numero 4. L’incendio sprigiona una grande nuvola, densa di materiale radioattivo, che comincia a contaminare tutta l’area attorno alla centrale. Nel giro di poche ore, devono abbandonare per sempre le loro case moltissime persone. Nei giorni successivi il vento fa percorrere centinaia di chilometri alla nuvola. Prima verso la Bielorussia e i Paesi Baltici, poi Svezia e Finlandia, e ancora Polonia, Germania settentrionale, Danimarca, Paesi Bassi, Mare del Nord e Regno Unito. Tra il 29 aprile e il 2 maggio è la volta di Cecoslovacchia, Ungheria, Jugoslavia, Austria, Italia settentrionale, Svizzera, Francia sud-orientale, Germania meridionale e ancora Italia, stavolta centrale. Tra il 4 e il 6 maggio la nube torna verso l’Ucraina, poi Russia meridionale, Romania, Moldavia, Balcani, Grecia e Turchia. Tutte le aree dove è piovuto sono da considerarsi a rischio, il suolo contaminato. La normalità del rapporto con il cibo, anche dei bimbi e delle madri che allattano, dello sport e delle attività all'aperto, dei viaggi di istruzione ecc. Tutto “saltato”. Difficoltà nelle comunicazioni e contrasto tra trasparenza (e quindi possibile allarmismo) e democrazia. Come oggi ... Insegnavo in una scuola elementare allora. Sospese tutte le uscite e i viaggi, prescrizioni sui cibi e molti, adulti e bambini con problematiche di salute legate alla tiroide. Molta paura, ma anche reazioni giuste ed equilibrate. Anche allora ho dovuto agire, abbiamo agito come scuola, tenendoci tutti stretti (anche fisicamente allora, era possibile) e uniti. Nessuno sa quando finirà, ma sono certa che questa situazione inedita, di emergenza, finirà. E allora sarà molto importante che ci abbia cambiati tutti in meglio; intanto, come nel caso della nube radioattiva, si imparano “i fondamentali “:

  • Non siamo onnipotenti e la vita e la morte non sono nella nostra “disponibilità”.  Il “ nemico “ non conosce frontiere, muri e distinzioni di etnia, ceto sociale ecc. 

  • Si può solo “contenere” e “ridurre la velocità del contagio” in modo che le persone più fragili (anziani, immunodepressi ecc) possano avere l'assistenza sanitaria di cui necessitano e per farlo occorre utilizzare piccoli gesti quotidiani (lavaggio frequente delle mani, aereazione degli ambienti ecc. ), secondo le indicazioni del Ministero della Sanità che ritrovate anche sul sito della scuola. 

  • Fidarsi SOLO delle comunicazioni ufficiali, evitare di condividere sui social se non si è verificato opportunamente e MAI DIFFONDERE FAKE o creare allarmismi. 

  • Utilizzare le nuove opportunità del registro elettronico e delle varie piattaforme in modo corretto sapendo che siamo tutti responsabili e che dobbiamo esercitare la nostra competenza digitale (anzi in questa occasione possiamo diventare più consapevoli) 

  • Ridurre i contatti tra le persone, occorre essere disciplinati e seguire le regole delle distanze.

Si, lo so cari ragazzi/e, è dura perché dobbiamo cambiare le nostre abitudini di vita, evitare il più possibile contatti non strettamente necessari, evitando qualsiasi affollamento. Le regole vanno applicate e non discusse e l'invito è quello di stare in casa il più possibile e di prenderci cura degli anziani e delle persone più in difficoltà che non devono essere contagiate. E' il momento di aumentare la nostra cultura e di sconfiggere l'ignoranza che è, come sapete, una delle cause della diffusione del contagio, perché non si adottano i comportamenti prudenti e corretti che la situazione richiederebbe. Utilizzate questo tempo “ritrovato” per leggere, vedere buoni film e ascoltare musica, chattare con gli amici e i compagni di scuola, ma anche riprendendo a seguire le lezioni a distanza. La didattica on line è stata attivata per la prima volta, nella nostra scuola, dalla domenica al lunedì, su grandi numeri, per tutti e questa è stato un cambiamento organizzativo molto complesso, affrontato con la scuola completamente chiusa (con un enorme lavoro da remoto). Per questo, anche se la risposta è stata positiva e abbiamo avuto la collaborazione di molti studenti ci sono alcune criticità che dobbiamo superare. Chiedo ai rappresentanti degli studenti nel consiglio di istituto di invitare gli studenti, rilanciando sulla vostra pagina Instagram o su WhatsApp, a collegarsi al registro elettronico e utilizzare gli strumenti proposti dai loro docenti (piattaforma WeSchool ,G-suite ecc.) , seguire le attività proposte o segnalare al coordinatore le difficoltà. Il cellulare personale che usavate in classe oggi è uno strumento di base utile per seguire unitamente alla versione digitale del testo adottato. Ho chiesto ai docenti di utilizzare questa opportunità evitando sovraccarichi e non centrando l'attenzione sui contenuti e sulla valutazione, privilegiando invece gli elementi essenziali, la correzione e l'autocorrezione da parte dello studente. Mantenete il contatto a distanza e segnalate attraverso il Registro elettronico o altro mezzo le difficoltà incontrate. Come ha scritto l' Ispettore Scolastico, Raffaele Iosa, “ ...prima ancora del modo, prima ancora dei contenuti, il valore grande di questo impegno è quello di offrire LA VITA agli studenti, la RELAZIONE umana continua a casa in un periodo che non è vacanza, ma un momento di difficile e inquietante fase sociale, in cui la natura oscura sembra attentare alla nostra umanità e libertà. Non lasciare soli voi ragazzi è essenziale. È impegno pedagogico primario. Quelli che chiedono solo i commi bizantini, mentre i loro bambini e alunni hanno bisogno di sentire che li pensiamo, che li vogliamo, che ci dispiace non stare fisicamente con loro. Che queste “vacanze” non ci piacciono. Ci vuole solidarietà educativa vera. Che sia col computer, col telefono, col piccione viaggiatore, va bene tutto. L’epoca chiede fantasia e passione per una straordinaria solidarietà, non regole...” Riflettevo sul fatto che è molto difficile spiegare il Coronavirus e le responsabilità del momento che stiamo vivendo ad adolescenti quali voi siete. Siete nell'età in cui scoppia la vita e la voglia di uscire, di entrare in contatto con il mondo in tutte le sue manifestazioni individuali e collettive, la scuola, lo sport...l'amore. E' anche il momento però in cui dovete affrontare tutto questo con consapevolezza. Nessuna di queste importanti dimensioni della vita può essere affrontata senza responsabilità e impegno. Quello che ci viene indicato come necessario sembra una morte civile indotta, in contrasto con l'istinto naturale al massimo grado. Sarà temporanea e breve solo se sapremo reagire bene e, soprattutto, insieme, esercitando responsabilità collettiva e non dimenticando nessuno. Sarà difficile e inciderà nella vita di tutti. Non mi fingo serena o distaccata. Ho deciso di affrontare e sensibilizzare voi con le mie parole, con quello che sono, provo e penso davvero. Autentica e non burocratica. È il momento del dialogo vero e profondo tra noi e tra voi e i vostri docenti, tra voi e i vostri genitori. Chiedo a voi quella responsabilità, collaborazione e partecipazione che, a volte, neppure il mondo adulto sa esprimere. Ma lo faccio perché per noi è il momento di essere più adulti di come quotidianamente ci dimostriamo e per voi è il momento di crescere , in autonomia e responsabilità. Ho fiducia in voi. Tutte le volte che vi ho chiesto di collaborare l'avete fatto. Non so quando finirà ma so che finirà e che quando questo accadrà spero che saremo migliori e avremo ritrovato il valore della solidarietà che negli ultimi tempi , forse, si era un po' perso. Nessuno si salva da solo.

Vi lascio con la riflessione di ALBERT EINSTEIN, che mi accompagna in questi giorni difficili. Non pretendiamo che le cose cambino se continuiamo a farle nello stesso modo. La crisi può essere una vera benedizione per ogni persona e per ogni nazione, perché è proprio la crisi a portare progresso. La creatività nasce dall'angoscia, come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che nasce l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato. Chi attribuisce le proprie sconfitte e i propri errori alla crisi, violenta il proprio talento e mostra maggior interesse per i problemi piuttosto che per le soluzioni. La vera crisi è l'incompetenza. Il più grande difetto delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel trovare soluzioni. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è routine, una lenta agonia. Senza crisi non ci sono meriti. È nella crisi che il meglio di ognuno di noi affiora; senza crisi qualsiasi vento diventa una brezza leggera. Parlare di crisi significa promuoverla; non parlarne significa esaltare il conformismo. Cerchiamo di lavorare sodo, invece. Smettiamola, una volta per tutte, l'unica crisi minacciosa è la tragedia di non voler lottare per superarla. (La crisi può essere una vera benedizione, 1955)


Arrivederci e a presto,


Il Dirigente Scolastico

Dott.ssa Silvana Campisano


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