“Non ho mai esposto la mia storia – in particolare davanti ai più giovani – con l’idea di creare divisioni. Ho sempre parlato in modo semplice, con un linguaggio piano e pacato, senza mai predicare l’odio, mai. Non intendo trasmettere un messaggio negativo ai ragazzi: di odio, di vendetta, di disperazione assoluta, perché sono il contrario della vita. Quel che conta per me è far passare un messaggio d’amore, di forza, di speranza.”
Liliana Segre, deportata ad Auschwitz, senatrice della Repubblica Italiana, ancora a novanta anni si impegna a contrastare fanatismi e odio e portare messaggi di speranza e pace
“In quei momenti concitati, accadde una cosa che ricorderò sempre. Il comandante del lager di Malchow, un assassino privo di umanità, gettò anche lui la pistola e indossò abiti civili. La pistola cadde sui miei piedi. L’istinto fu di prenderla e sparare, per vendetta, per giustizia.” “Ma di colpo capii che non avrei mai potuto farlo, che non avrei mai saputo ammazzare nessuno. Questo fu l’attimo straordinario che dimostrò la differenza tra me e il mio assassino. E da quel preciso istante fui libera. Veramente libera, perché ebbi la certezza di non essere come lui, di essere un’altra cosa: era un’altra l’etica che avevo imparato dalla mia famiglia, l’etica del rispetto, una cultura di vita, non di morte.”
“Se si insegnasse la Bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità: si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre”.
Peppino Impastato, giornalista, vittima della mafia, sognava una terra libera dalla sopraffazione e dalla rassegnazione, facendo leva proprio sull’educazione alla bellezza: chi è educato alla Bellezza, è capace di sviluppare capacità relazionali degne del suo essere persona e cittadino.
“È per questo che bisognerebbe educare la gente alla Bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore. La bellezza contro la rassegnazione impone di guardarsi intorno, di non voltarsi dall’altra parte davanti agli scempi e alle devastazioni del nostro territorio, è l’obbligo civile di fare nomi, cognomi, denunciare trame, intrighi, affari, complicità delle clientele, delle cricche e delle mafie (…)”.
Testimonianze riportate dalla Profssa M.C.Foconi
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