top of page

Ab urbe condita

Aggiornamento: 9 gen 2021

La storia della patria

Il fondamento religioso che rese Roma caput mundi


In questo articolo cercheremo di capire come i cittadini dell’ Urbe raccontavano ai propri figli la storia della nascita di Roma, partendo da un poema epico che si pensa sia la base di quel fondamento religioso che ha reso l‘Urbe la culla di una superpotenza: l’Eneide.

Quando i greci di Menelao, Ulisse e Achille conquistarono Troia, Enea (figlio della dea Venere-Afrodite), tra il caos della distruzione, riuscì a salvarsi. Si mise a girare il Mediterraneo fino ad approdare in Italia, ove sposò la figlia del re Latino, che si chiamava Lavinia. Fondò una città a cui diede il nome della moglie e insieme a costei visse tutto il resto dei suoi giorni.

Ascanio, il figlio, fondò Alba Longa e dopo ben otto generazioni (vale a dire circa 200 anni) sul trono del Lazio vi erano Numitore e Amulio. Viste le divergenze causate dal potere diviso tra i due, Amulio scacciò il fratello e fece uccidere i suoi figli, tutti meno una: Rea Silvia. Tuttavia perchè non avesse figli, la obbligò a diventare sacerdotessa della dea Vesta.

Rea Silvia possiamo dire che fu "baciata" dal volere divino, da un determinato volere: quello del dio Marte, che scese sulla terra sia per fare qualche guerricciola sia per cercare ragazze. Trovò Rea Silvia sulla riva del fiume, se ne innamorò, non si disturbò a svegliarla e la mise incinta. Immaginiamo Amulio quando lo seppe, quante imprecazioni contro il dio Marte! Nonostante l'arrabbiatura accesa del Re, Rea Silvia venne risparmiata dalla morte e diede alla luce due gemelli: Romolo e Remo (i nostri campioni).

Amulio, atteso il parto, ordinò che i gemelli fossero caricati su una microscopica zattera, in modo da condannarli alla crudele sorte del mare. Il nostro spiccato Re, tuttavia, non fece i conti con il vento, che in quel giorno spirava abbastanza deciso tanto da condurre la zattera ad insabbiarsi in aperta campagna. Una lupa, richiamata dai pianti dei poveri derelitti, corse ad allattarli.

Possiamo dire, che lupa misericordiosa! Vallo a raccontare a Bear Grylls!

Per questo la lupa è il simbolo della città, fondata dai fratelli. Gli haters dei nostri eroi, tuttavia, dicono che la lupa era una donna, Acca Larentia, chiamata lupa per via del carattere selvatico e delle molte infedeltà che faceva a suo marito. Insomma una sorta di Hagrid senza la fedina penale sporca. Chi lo sa, magari sono solo pettegolezzi, come ci racconta Indro Montanelli nel volume "Roma repubblicana" della serie "Storia d'Italia". Oltre a ricevere il latte e le prime pappe (di preciso non so quale fu la pappa dei campioni ma immaginando l'età e l'epoca oserei proporre un bel piatto di Pultem: la polenta al farro dei romani) ottennero i loro nomi. Una volta cresciuti immaginate le facce di Romolo e Remo quando seppero la loro storia, non sorrisero di certo. Come faccio ad esserne sicuro? Uno che la prende alla leggera non raggiungerebbe Alba Longa, mettendo in moto una rivoluzione per assassinare il Re Amelio e rimettere sul trono Numitore. I nostri giovanotti non avevano voglia di aspettare che il nonno Numitore morisse e gli lasciasse il regno in eredità, di conseguenza andarono a costruirsene uno un pò più in là. Scelsero il punto in cui la zattera si insabbiò, in mezzo alle colline fra cui scorre il Tevere. Però, come venne risolto il problema del nome della città? E soprattutto, chi avrebbe avuto l'onore? Semplice, chi avrebbe visto più uccelli avrebbe vinto. Remo sul Palatino ne vide sei (il fato già non era positivo per il nostro amico), Romolo sull'Aventino ne vide 12. Bella per Romolo: la città venne chiamata Roma. Aggiogarono due bianchi buoi, scavarono un solco e costruirono le mura giurando di uccidere chiunque le oltrepassasse. Remo, babbo com'è, disse che le mura erano fragili e ne ruppe un pezzo. Il suo amato fratello Romolo, amante della famiglia, decise di accopparlo per restare fedele al giuramento.

Tutto ciò avvenne il 21 aprile del 753 a.C.

Forse anche le città limitrofe a Roma avevano l'abitudine egocentrica di affidare la nascita del mondo alla nascita della loro capitale, solo che non si imposero sugli altri. Roma riuscì a imporsi, vincendo tutte le guerre. Un pezzo di terra divenne il centro del Lazio, dell'Italia e del mondo (di tutta la terra conosciuta). E in tutto il mondo si parlò la sua lingua, si rispettarono le sue leggi e si contarono gli anni ab urbe condita, cioè da quel famoso 21 aprile.

Di certo la nascita di Roma non corrisponde a quanto detto finora, ma la sua predicazione e integrazione nei cuori romani, fecero di Roma quell'Impero potente. Di fatto non a caso l'Urbe fu caput mundi fino a quando il suo fondamento religioso venne a mancare con il Cristianesimo.


106 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Non un colore.

bottom of page